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Il Ponte dell'Aera e lo stemma di Fabriano

nuove scoperte sull'imponente struttura medievale

 

 di Giampaolo Ballelli

 

 

Strana la storia di questo ponte. È il monumento cittadino sul quale famosi storici dell’arte hanno scritto di più ma, nello stesso tempo, è sconosciuto alla maggior parte dei fabrianesi.
L’opera salì agli onori della cronaca universale ben cinque secoli fa, quando l’architetto Giorgio Vasari pubblicò il suo libro più famoso, “le Vite”.
Vasari descrisse la vita e le opere di più di 160 architetti, scultori e pittori da Cimabue a Michelangelo. Quando parlò del grande architetto Bernardo Rossellino annoverò tra le sue opere eccellenti il ponte dell’Aera di Fabriano descrivendolo come manufatto straordinario.

 

Struttura originaria del ponte (sopra)

e formella in Piazza della Cattedrale (sotto)

Passarono tre secoli e l’archeologo e storico dell’arte francese D’Agincourt pubblicò, agli inizi del XIX secolo a Parigi, un opera enciclopedica: Histoire de l'art.
Nel trattato descrisse, tra le opere italiane di massimo interesse, il famoso ponte dell’Aera ed allegò alla descrizione una tavola descrittiva con planimetria e prospetto.
Arriviamo al 1907 quando l’architetto fabrianese Icilio Bocci pubblicò un breve trattato, arricchito da preziose foto “Il ponte dell’Aera e l’Ospedale di Santa Maria del Buon Gesù”.
Nello studio scrisse: “Di questo ponte annoverato per l’importanza storica, tecnica e artistica fra gli edifici monumentali, il Marcoaldi seguendo il Vasari, il D’Agincourt e il Ramelli così ne scrive «Ponte detto dell’Aera, sopra il fiume Giano, notabile per la sua solidità e costruzione, perché poggiato sopra una colonna sostenente sei case ed un tratto della pubblica strada e capace di resistere alla rapidità della corrente. Il Vasari, il D’Agincourt lo dicono opera del XV secolo attribuendolo al fiorentino architetto Bernardo Rossellino agli stipendi di Niccolò V. Il Ramelli, nei suoi studi storici di Fabriano, lo fa rimontare a tempi più remoti in quanto il ponte già esisteva quando papa Niccolo V nel 1449 si rifugiò in Fabriano con la sua corte per circa sei mesi a causa della peste».”
Poi Bocci aggiunge “il D’Agincourt, che pure fece il rilievo del ponte, in quanto a notizie storico e tecniche è oltremodo laconico. Il Vasari non né fa specificatamente parola né il Manetti, scrittore citato da Vasari, da maggiori notizie, perciò non è possibile, come fu preteso, stabilire l’epoca nella quale il ponte dell’Aera fu costruito e molto meno si può per esse asserire che è opera del Rossellino”.
L’oblio definitivo arrivò con la “tombatura” del fiume operata circa sessanta anni fa per motivi igienico sanitari e la carenza di notizie tecniche, lamentata dal Bocci, è rimasta fino ai nostri giorni.
Se sono in molti gli autorevoli storici che tessono le lodi del ponte, nessuno lo ha pienamente analizzato sotto il profilo architettonico.
Il Comitato "Alla scoperta del Giano" decide così di cercare le risposte alle domande che da qualche secolo riguardano il monumento: in quale stato di trova l’opera? L’Aera è il ponte che compare nell’arme della città di Fabriano? Si tratta di un opera del XIII o del XV secolo? Per quale motivo una delle sue campate è chiusa, forse per un sofisticato sistema idraulico? Fu Bernardo Rossellino a progettarlo nel 1449?
In questo articolo anticipiamo le nuove scoperte sul ponte dell’Aera ed anche se andrà tutto approfondito con il necessario rigore storico e scientifico, si possono già dare alcune risposte.

 
Primo quesito: In quale stato di conservazione si trova l’opera?
Il ponte dopo secoli dalla sua costruzione, diversi terremoti distruttivi ed il bombardamento della seconda guerra mondiale è ancora in ottime condizioni. Gli unici danni, purtroppo, sono imputabili all’opera dell’uomo che, senza alcun riguardo, ha danneggiato parte della struttura per aprire scarichi, occupare gli spazi del fiume e fare passare tubazioni di vario tipo.

 

 

Una delle

due arcate centrali

 

Stemma di Fabriano

(formella in Piazza della Cattedrale)

 

Passaggio che conduce ad una

delle due arcate esterne

 
Secondo e terzo quesito: L’Aera è il ponte che compare nell’arme della città di Fabriano e si tratta di un opera del XIII o del XV secolo?
Da almeno cinque secoli il ponte è conosciuto con due soli fornici che poggiano su un'unica pila centrale. Nello stemma di Fabriano, al contrario, troviamo tre o quattro distinte campate. Questa evidente difformità ha fatto supporre agli storici che non poteva trattarsi del ponte dell’Aera. Un attento rilievo e la nostra passione ci hanno fatto scoprire un incredibile realtà; due campate nascoste, da secoli dimenticate. Possiamo affermare con sicurezza che il ponte è stato costruito in due distinte fasi. La struttura più antica è composta da quattro campate, con archi leggermente ribassati, che presentano archivolti di pregevole fattura con cunei di pietra calcarea regolari, dello spessore tra i 12 e i 14 cm. e una lunghezza di 40 cm. Le arcate quattro arcate poggiano su tre solidi pilastri di pietra, che nella parte bassa sono a forma di rostro per fendere al meglio la corrente del fiume. La struttura originale è databile alla seconda metà del XIII secolo ed fu realizzata esattamente come venne rappresentata nella formella della prima metà del XV secolo che si trova in piazza della Cattedrale (vedi immagine). Nella formella il fabbro nella sua officina lavora sopra un ponte in pietra e a quattro arcate. Due autorevoli storici, Marcelli e Uncini, attribuiscono a Gentile da Fabriano il disegno della formella, quindi possiamo dire che, nella prima parte del XV secolo, prima che il ponte subisse l’ampliamento voluto da Papa Nicolò V, quello era l’aspetto del ponte. In quanto alla data della sua costruzione, come aveva già esattamente individuato l’architetto Bocci, il ponte ha una parte centrale più antica, a questa poderosa struttura si affianca l’ampliamento del XV secolo. L’ampliamento realizzato a valle e a monte è una struttura ardita e complessa, realizzata in mattoni di cotto rosso tipici delle argille fabrianesi. Le grandi luci libere e l’allineamento dei nuovi estradossi con quelli esistenti realizzati nel XIII secolo vengono ottenuti con un complicato gioco di archi, vele e crociere. Questa ampliamento interessa, a meno di ulteriori scoperte in fase di restauro, solo i due fornici centrali del ponte originale su cui passa l’attuale via Cialdini all’arrivo su piazza del mercato. Sull’ampliamento invece si trovano gli edifici che fiancheggiano il ponte; la farmacia ed il cinema sul lato a monte, la cartolibreria ed altri negozi a valle.

 
Quarto quesito: per quale motivo una delle due campate visibili è chiusa?
Il ritrovamento di altre due campate esclude che la chiusura di un fornice servì a regolare la corrente del fiume in caso di piena. Come sostenne l’architetto Bocci questa condizione è peggiorativa sia per il deflusso delle acque, sia per la conservazione del monumento. Prima della chiusura i fabrianesi avevano soprannominato questo fornice chiuso “la caldaia” perché l’acqua vi ribolliva dentro spumeggiando. È probabile che i Chiavelli con la realizzazione del “vallato cupo” e la deviazione del rivo che in origine scorreva al centro dell’attuale Corso della Repubblica nel fosso lungo le nuove mura di cinta da Porta Cervara a Porta Pisana per poi confluire nel Giano, diminuirono l’afflusso di acqua a monte del ponte. Questo consentì di limitare il deflusso delle acque del Giano alla sola terza arcata. Nei secoli successivi si realizzarono dei locali nell’alveo originale del torrente. Altro che solai di calcestruzzo armato o abbassamenti dell’alveo del fiume! Il ripristino della seconda arcata del ponte del XIII secolo risolverebbe da sola tutti i problemi legati alla sicurezza idraulica.

 
Quinto quesito: l’ampliamento è opera di Bernardo Rossellino?
A questo non abbiamo nessun elemento certo per rispondere, in mancanza di notizie storiche non ci rimane che fidarci di quanto affermò nel 1550 Giorgio Vasari che attribuì l’opera al grande architetto toscano.

 


Ringrazio in particolare Fabrizio Moscè, Luca Camertoni Andrea e Norino Pallotta del Comitato “Alla scoperta del Giano” e Stefano Rossi e Tiziano Marino dell’associazione "Hypogaeum" per il grande contributo dato alla ricerca.


 
Bibliografia
Bocci Icilio, "Il ponte dell’Aera e l’Ospedale di Santa Maria del Buon Gesù", Fabriano 1907
Vasari Giorgio, "Le vite de' più eccellenti architetti, pittori et scultori Italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri", Firenze 1550
Seroux D’Agincourt Jean Baptiste, "Histoire de l'art par les monuments depuis sa decadence au IV siecle jusqu'a son renouvellement au XVI siecle", Parigi 1808-23

 


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