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La bolla di Onorio III

a Fabriano

 

di Federico Uncini

 

Fabriano conserva una bolla, già appartenente al convento di S.Francesco, presso l'archivio comunale (perg. B. II . 89) rilasciata da Onorio III diretta a S. Francesco, datata 5 aprile 1222.

Antecedentemente,in data 29 marzo 1222, ne fu spedita al Santo un'altra che custodita presso i Santi Apostoli in Roma, è andata poi perduta. Lì fu veduta dal Wadding che la pubblicò eccezionalmente nel corpo dei suoi annali (L.Wadding, Annales Minorum seu trium Ordinum a S.Francisco istitutorum,1222,35) e dallo Sbaraglia che la riporta nel suo Bullarium. (Bullarium Franciscanum,I,Roma 1796,9 b).

Ambedue, dello stesso contenuto, risalgono all’anno 1222, cioè a quattro anni prima della morte. Forse questa bolla è stata nelle mani di S. Francesco. Il fatto che il documento sia stato spedito due volte, probabilmente è dovuto a due distinti funzionari della curia del Papa, addetti alla stesura delle minute, che le scrissero l'uno all'insaputa dell'altro. La bolla in ogni modo è registrata due volte nei regesti d’Onorio III. Entrambe sono originali.

Tradotta dal latino e qui riportata nelle parti essenziali, cioè tralasciando la chiusura, perché è sempre identica in tutti i documenti pontifici dell'epoca, recita:

"Onorio Vescovo, servo dei servi di Dio , ai diletti figlioli Francesco e agli altri frati dell'Ordine Minore, salute e apostolica benedizione. Accogliendo le vostre preghiere, con l'autorità della presente lettera, vi permettiamo di celebrare i Sacri Riti a porte chiuse e a voce sommessa nelle chiese, qualora ve ne fosse offerta qualcuna, in tempo di generale interdetto, esclusi gli scomunicati e gli interdetti ...".

Il documento è stato segnalato per la prima volta dal Prof. Romualdo Sassi in "Arte e Storia tra le rovine di un tempio Francescano".

Giacinto Pagnani nei suoi “I viaggi di S.Francesco d’Assisi nelle Merche” riporta a riguardo della Bolla: “E’ una concessione dettata da riguardo per S. Francesco e la sua gente poverella, innocua e solo desiderosa di servire Dio in tempi in cui, per colpa di alcuni, alla collettività era proibito di adorarlo pubblicamente. La frase qualora ve ne venisse offerta qualcuna (testo: si quas vos habere contigerit), ci rivela il vero grado di sviluppo raggiunto dall'Ordine quattro anni avanti la morte del suo Fondatore. Non tutti i luoghi abitati dai frati avevano la loro chiesa. La frase non e puramente di prammatica. Undici anni più tardi Gregorio IX, succeduto a Onorio, ripete la concessione; ma le parole assumono un significato ben più preciso e reale: in ecclesiis vestris (Bullarium Francescano,I.99 a).

L’idea del P. Mariotti che S. Francesco avesse corso da un capo all'altro delle Marche, intento a costruir chiese e conventi, è dunque parecchio peregrina e non corrisponde al vero grado di sviluppo raggiunto dall'Ordine. Come il documento giunse a Fabriano? Fu portato a S.Francesco nella città? Nel rovescio della pergamena è scritto da mano più tardiva, ma non posteriore al sec. XIII, custodiae Esinae. Fabriano con altri conventi formava una circoscrizione (custodia) che prendeva nome dal centro allora più importante, ma più remoto dai confini dell'Umbria, Iesi (Eubel, Provinciale,67). Custodiae Esinae può significare destinazione (alla custodia di Iesi), o proprietà (della custodia di Iesi). Si affacciano varie spiegazioni: che il documento sia stato portato a S. Francesco a Fabriano e che una mana posteriore abbia voluto ricordare che esso apparteneva alla custodia di Iesi; oppure che il breve pontificio sia stato spedito da un altro luogo ai frati della custodia di Iesi perchè se ne servissero. Sta di fatto che il documento (che e uno dei più antichi che possieda l'Ordine francescano) rimase e si conserva tuttora a Fabriano .

II documento, ora conservato nella Biblioteca Comunale (Pergamena B. II,89), apparteneva al convento di S.Francesco di quella città; e vi fu tenuto in conto di pregevolissima reliquia. Si può dire che ogni secolo vi ha lasciato la sua impronta. La mano più antica e quella che scrisse «custodiae Esinae», già rilevato; un'altra scrittura del sec. XV ne dichiara il contenuto; una terza mano ripete quasi le stesse parole; e finalmente un anonimo frate del sec. XVI (Domenico Mariano?) vi ha scritto la nota più importante: «Questa la teniamo per Reliquia; la portiamo alli infermi come il cappuccio del B. Francesco».

La pergamena, sebbene appaia molto lustra per il frequente contatto con le mani, è intatta. Dal margine inferiore pende ancora la placca di piombo sostenuta da un cordoncino di seta rossa e gialla (segno di favore). Su una faccia della placca sono impresse le teste dei SS Apostoli Pietro e Paolo. Sull'altra, Onorio con il nome.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sigillo di Onorio III

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La bolla di Onorio III, 1222

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