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Il conflitto tra Assisi e Perugia

 

di Federico Uncini

 

Assisi, agli inizi del 1200, era intenta a superare una crisi economica, sociale e politica. Il popolo, i commercianti e gli artigiani si ribellarono alla condotta dei nobili e del clero, chiedendo una migliore condizione di vita, l'affrancazione e la possibilità di partecipare all'amministrazione della cosa pubblica. Durante le varie controversie, dall'una e dall'altra parte, molti personaggi furono costretti ad esiliare ed a cercare rifugio e protezione presso altri luoghi.

Fabriano, che non da molto aveva superato una crisi del genere, accolse con amicizia i profughi, rispettando i rapporti umani e commerciali da qualche tempo intercorrenti con Assisi. La potente Perugia in quei tempi, come in seguito, mirava ad espandere il suo dominio verso i comuni ed i castelli ai piedi dell'Appennino umbro, assoggettandoli con trattati o con la forza. In particolare rivolgeva l'attenzione su Fossato, Gualdo, Gaifana, Nocera, tutti situati agli sbocchi dei valichi appenninici che provenivano dalle Marche, cercando in tal modo la sicurezza dei propri traffici commerciali.

Altrettanto intendeva fare Fabriano a tutela dei propri interessi, per la salvaguardia dei confini e della viabilità. Anch' esso mirava ad estendere il suo territorio nel versante appenninico marchigiano, cosa che attuò alcuni anni dopo acquisendo le varie rocche e castelli. Con questi durante il periodo della guerra tra Assisi e Perugia, manteneva ancora dei rapporti d’amicizia e d’alleanza (Cacciano, Orsara, Serradica, Salmaregia, Chiaromonte, Colrotone, Camporege ecc.). Fabriano e Perugia avevano un particolare interesse per la Rocca d'Appennino, situata in posizione strategica a guardia del valico di Fossato e Croce d’Appennino, allora i più transitati, essendo i più bassi della catena montuosa interessata.

La guerra tra Assisi e Perugia, per mancanza di un’esauriente documentazione, non si sa con esattezza quando ebbe inizio né quando finì. Sembra, tuttavia, che la causa delle ostilità fosse gli intrighi politici d’alcuni nobili di Assisi rifugiatisi a Perugia e che i fatti d'arme principali avvennero tra gli anni 1202 e 1203 nella località di Collestrada, terminati con la disfatta degli assisiati, durante la quale fu fatto prigioniero S.Francesco.

Da Fabriano e dai castelli limitrofi, stretti da vincoli d’amicizia con Assisi, partì in suo appoggio un contingente assai rilevante per quei tempi, composto di 47 cavalieri, arcieri, uomini d'arme, volontari od assoldati.

Nella prima edizione di “Vita Nova di S. Francesco” del Fortini questa era la lista dei cavalieri Fabrianesi al soldo di Assisi: “Saraceno di Morico di Campodonico, messer Vadovingo da Salmaregia e «Dominus te adiuvet» suo fratello; Alberto di Rinaldo da Fabriano con un gruppo di cavalieri, Todino, Raniero d'Offreduzzo, Rinaldo Dera, Giunta da Fabriano, Alberto Guelfo con venticinque arcieri, Simone della Rocca "con i suoi uomini” e i figli Paganello e Pietro, Guelfolino da Fabriano, Bulganello, Giacomo, Gentiluccio da Fabriano figlio di Sasso, Boninsegna, Gilio di Guglielmino, Rinzo, Pietro di Guido e Alberto Raina da Orsaria, Sopercle da Campodonico, Pietro d'Alberto da Collerutino, Rinaldo di Pietro e Giovanni d'Offreduccio da Narni, Passero di Trevi e Ugo di Sassoferrato.

Oriundi di Fabriano sono dunque Alberto di Rinaldo “con un gruppo di cavalieri”, Giunta, Gentiluccio e Gulfolino (Saxo); possono considerarsi di Fabriano anche Saraceno di Morico e Sopercle da Campodonico, paese del circondario di Fabriano, Guido e Alberto Raina d'Orsaria (castello, vicino a Campodonico, ora distrutto). Anche Salmaregia, di cui erano oriundi Vadovingo e suo fratello «Dominus te adiuvet» era, ed e tuttora, in queste parti; e forse anche Rocca, da cui provenivano Simone «con i suoi uomini e i suoi figli Paganello e Pietro», potrebbe identificarsi con Rocca d'Appennino, ai piedi del valico di Fossato”.

Il Fortini (Vita Nova, Ed 2,I,189) così descrive l’ingresso dei cavalieri fabrianesi in Assisi: Una grossa brigata di Fabriano, città anch’essa in perpetuo contrasto con Perugia per via dei castelli di confine, arrivò per la via della montagna; fece il suo ingresso dalla nuova porta costruita dal console Tancredi tra le acclamazioni dei cittadini imbaldanziti; scese alla cattedrale per la cerimonia del giuramento. Conosciamo il nome di alcuni cavalieri. Una squadra al completo era quella di Alberto di Rinaldo, anch’esso di Fabriano, che conduceva con sé venticinque arcieri e sei cavalieri: Todino, Raniero di Bonifacio, Raniero di Offreduccio, Rinaldo Dera, Alberto Guelfo. I nomi dei personaggi rintracciati provenienti da Fabriano sono: Alberto di Rinaldo di Rodolfo (Chiavelli) con sei cavalieri e venticinque arceri, Todino d’Alberico (Chiavelli), Raniero d’Offreduccio, Rinaldo Dera, Giunta da Fabriano, Alberto Guelfo con venticinque arcieri, Guelfolino (Gelfolinum), Bulgarello, Gentiluccio di Fabriano figlio di Sasso, Boninsegna da Fabriano (oriundo di Gubbio), Giunta, Gilio di Guglielmino, Rinzo, Piro da Fabriano, Raniero di Bonifacio, Offreduccio di Pietro di Ridolfo, Gilberto e Girardo figli di donna Maria vedova d’Alberico di Gentile, Pietro di Tebaldo.

Provenienti da Campodonico: Saraceno di Morico, Sopercle (Superculus). Provenienti da Salmaregia: Messer Vadovingo, Deusteadiuvet (Diotaiuti, Domines te adiuvet). Provenienti dalla Rocca d'Appennino: Rocca, Simone con i suoi uomini e i suoi figli Paganello e Pietro. Da Orsara: Pietro di Guido, Alberto di Raina. Da Collamato: Giacomo e suo fratello.

I nomi dei cavalieri citati sono nelle quietanze da essi rilasciate al comune d’Assisi. Una delle prime è quella di Guelfolino da Fabriano e di Todino d’Alberico del giugno 1213, nella quale i predetti si dichiarano soddisfatti. Guelfolino durante i combattimenti perse il cavallo com’era successo ad altri.

Altre due quietanze riguardano Alberto di Rinaldo da Fabriano per sé e per un gruppo di sei cavalieri e venticinque arcieri, in data 19 marzo 1215, i quali si dichiarano soddisfatti: la prima concerne i servizi prestati nel periodo da poco trascorso, la seconda riguarda i servizi resi al comune di Assisi durante la guerra. Altre quietanze furono rilasciate dal resto dei componenti dell'armata fabrianese. Dalle date di queste ricevute si può rilevare che i pagamenti avvennero molto in ritardo, forse per mancanza di fondi da parte del comune d’Assisi, a causa delle disastrose condizioni finanziarie in cui era dopo la guerra.

Alcuni nomi dei suddetti cavalieri compaiono in atti notarili redatti in diverse occasioni: Gerardo, figlio di donna Maria, console del comune di Fabriano, nell'anno 1220 fu uno dei donatori ai frati minori del "locus de Cantiro" per la costruzione del loro primo convento avvenuta nel 1234. Guelfolino e Gerardo furono testimoni nell’atto di sottomissione di Paganello a Fabriano, stipulato presso la chiesa di S. Venanzo nell'anno 1224.

Gerardo è nominato ancora nell'atto del 1220 in cui Ottone e Bartolo figli d’Ugolino assoggettano al comune di Fabriano la terza parte del castello di Chiaromonte. Fidismido di Carsedonio console è citato nell'atto d’alleanza, stipulato nel 1226 tra il comune di Fabriano e i signori della Rocca d'Appennino. Simone ed i figli Pietro e Paganello compaiono negli atti di sottomissione della Rocca d'Appennino nell'anno 1226. Un Offreduccio è nominato nella vendita dei castelli di Cacciano e di Serradica avvenuta nel 1214. Todino d’Alberico console, il 21 ottobre 1212 stipula con l'abbate Morico dell'abbazia di S.Vittore delle Chiuse un trattato di sottomissione riguardante il castello di Pierosara.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Assisi, Rocca Maggiore (XII sec.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Perugia, Fontana Maggiore

e Palazzo dei Priori

 


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