Home > Monasteri e Conventi > San Benedetto

info@fabrianostorica.it


 

Ex Monastero di

San Benedetto

 

di Aldo Pesetti

 

 

Fondato nel 1244 per volere di San Silvestro Guzzolini su terreno donato dal Comune di Fabriano in località Castellare, appena fuori la cinta muraria dell’epoca, è una vera e propria abbazia benedettina posta nel centro della città. Nato come ospizio per i monaci e divenutone sede stabile nel 1275, seguirà le alterne vicende della Congregazione Silvestrina fino all’unità d’Italia.

 


 

Già dall'inizio la comunità monastica inurbatasi ebbe molto seguito e la sua crescente importanza suscitò il malcontento delle parrocchie, specialmente della vicina San Venanzio; la morte del monaco Giovanni dal Bastone e i numerosi miracoli che ne seguirono, provocando un continuo concorso di popolo, non fecero poi di certo placare gli animi. La diatriba con i canonici della futura Cattedrale, iniziata nel 1323, si protrasse fino al 1337, quando vennero definitivamente fissati i confini della nuova parrocchia di San Benedetto. Per meglio comprendere questi avvenimenti va ricordato che all’epoca, come dimostrano i vari contenziosi, il clero secolare stava cercando di riaffermare la sua autorità a scapito dei cenobiti, i quali, nei secoli precedenti avevano avuto grande influenza.

Intanto i successori di Silvestro divenivano sempre più numerosi e si stabilivano in tutto il centro Italia ottenendo anche di stabilirsi, agli inizi del '300, a Firenze (San Marco) e a Siena (Santo Spirito), due città di spicco nel panorama geopolitico di allora.

San Benedetto di Fabriano aveva allora la proprietà di un ospedale in città e, sul finire del XIV secolo, divenne sede dell’Abate Generale della Congregazione.

Nei decenni successivi il monastero fu ingrandito: alcune case vennero comprate e si fecero lavori nella parte sopra Piazza del Mercato.

Di lì a pochi anni i rapporti con il Comune, intaccati fino a quel momento solo da qualche controversia per i confini con la proprietà pubblica, cambiarono radicalmente.

L’Abate Stefano di Antonio della Castelletta (1439-1471), con le sue conoscenze tra i porporati romani, era riuscito ad ottenere, oltre a varie indulgenze, il controllo di San Biagio in Caprile e alcune terre del dissolto patrimonio dei Chiavelli; inoltre, con intervento del pontefice, era stata istituita una tassa su tutti i contratti e le paghe che si facevano a Fabriano i cui proventi dovevano servire per rimodernare l’eremo di Montefano.

Iniziarono azioni, giudiziarie e non, che videro autorità pubbliche e magistratura sul piede di guerra.

I malumori portarono nel 1554, con il consenso della Curia Romana e per il tentativo dichiarato di eleggere Fabriano a Diocesi, alla cacciata dei monaci da San Benedetto adducendo come motivazione la loro cattiva condotta morale.

Purtroppo per i cospiratori il Papa morì di lì a poco e, grazie anche a una petizione popolare, si decise per il ritorno dei religiosi a patto però che mutassero i loro comportamenti.

E' a partire dalla fine del secolo XVI, sulla scia della Controriforma e per volere di Giovanni Maria da Castelletta, che tutto il complesso subì un generale rifacimento: la nuova chiesa, che si volle grandiosa, ricca di preziosi stucchi e decorazioni, degna della residenza del primate della congregazione, fu consacrata nel 1605. Anche il monastero fu notevolmente ampliato e vi fu aperta una scuola pubblica di umanistica per i giovani di Fabriano. Nel corso del Seicento furono ricostruiti muro e torrette del lato Nord (1623) e, come ricorda un'epigrafe, si ingrandì la struttura costruendo da un lato “super mensam” e dall'altro “a fundamentis” (1671).

In questo periodo il cenobio ospita circa 25 tra monaci e conversi ed ha alle sue dipendenze numerose chiese del contado fabrianese, della Marca di Ancona e della vicina Umbria; possiede terreni ed opifici quali mulini e fors'anche cartiere. Un visitatore della metà del XVII secolo descrive i vari ambienti: chiostro, foresteria, dormitori, palombaio, stalle… rimanendo colpito dal bel mobilio in noce e dal belvedere con archi che, oltre l'orto, “risguarda la Piazza detta Mercatale”.

Le uniche decorazioni rimanenti risalgono al '700 ( anche se recentemente sono venute alla luce tracce di pittura molto più antiche all'interno di quelli che erano i locali del Refettorio):

- un ciclo di affreschi, forse dello stesso Antonio Ungarini, autore di quelli di Montefano, che sembrerebbe avere come oggetto miracoli di San Silvestro e dei suoi discepoli. Le scene adornavano tutte le lunette perimetali del chiostro. Di alcune si scorgono solo pochi tratti, due sono ancora visibili e raffigurano: la prima un monaco con dolori al ventre guarito per opera di San Silvestro e dei Beati Giuseppe, Ugo e Benvenuto; l'altra un uomo resuscitato per l'intercessione di figure con bianche vesti.

- i ritatti degli Abati Generali fabrianesi si trovano invece nel Corridoio degli Abati al primo piano e sono contorniati da graziose pitture.

Di questo periodo sono anche il portale in pietra (1743), il bel pozzo con lo stemma della congregazione (1778) e un'altra cornice in pietra intarsiata che si trova al primo piano.

Sempre nel ‘700, da queste stanze, si partecipò alla lite con Camerino per l’erezione di Fabriano a Città e Sede Episcopale: citiamo l’Abate Ambrogio Grassetti che ne scrisse una dettagliata cronaca, ma soprattutto Don Amedeo Grassi che, sotto lo pseudonimo di “Abbate Arsenio” rispose per le rime al camerte “Don Pacomio” che tentava di sminuire l’effettiva importanza della Città della Carta. Come ricorda la formella in terracotta poggiante su una testa di leone (forse proveniente dal duecentesco portale della chiesa), nel 1853 si ebbe un ultimo ampliamento: fu alzato di un piano l'imponente edificio visibile dal sottostante borgo della Portella. In seguito all'unità d'Italia il monastero seguì la sorte di molti altre case religiose  e, come già accaduto per breve tempo nel 1810, divenne di proprietà dello Stato; i monaci erano allora 15 e le diverse proprietà avevano un valore di 172.000 lire dell’epoca.

Nel 1930, su iniziativa dell’Abate Generale Don Leandro Bugari, vi fu il tentativo da parte dei Silvestrini di rientrare nei vasti locali del San Benedetto per adibirlo a collegio missionario ma della pratica, dopo alcuni pareri favorevoli da parte delle autorità, si decise di non proseguire nell'intento.

Dopo la soppressione del 16 Marzo 1861 i monaci si erano ritirati nella casa parrocchiale in Via Mamiani e il complesso da allora divenne luogo deputato all'istruzione: scuola elementare e superiore, ospitò generazioni di fabrianesi.

A seguito del terremoto di Marche-Umbria del 1997 gli spazi dell'ex-monastero sono stati integralmente recuperati e destinati dal Comune di Fabriano a sedi di associazioni e spazi espositivi.

La dizione “Monastero San Benedetto” decadde ufficialmente nel 1983; il titolo “Abbaziale” ancora permane per la chiesa e il suo rettore è detto “Abate Parroco”.

 

 

 

 

 

 

Il Chiostro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da Piazza del Mercato

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il portale del 1743

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Testa di leone

 

BIBLIOGRAFIA

R. Sassi, "Chiese Artistiche di Fabriano: S. Benedetto", in “Rassegna  Marchigiana”, Pesaro 1932.

U. Paoli, "Silvestro Guzzolini e la sua Congregazione", Fabriano 1995.

Archivio Segreto Vaticano, "Relazione sulla visita del legato pontificio a S. Benedetto (XVII sec.)".

U. Paoli - G. Avarucci, "Le carte dell’archivio di S.Silvestro in Montefano, I-II",- Fabriano 1990-1991.

Convegno di studi, “Fabriano Guzzolini”, Montefano 1998.

R. Sassi, "Nel Bicentenario dell’erezione di Fabriano a Città e Diocesi", Fabriano 1928.

O. Marcoaldi, "Guida e Statistica della Citttà e Comune di Fabriano", Fabriano 1873.

R. Armezzani, "La vita religiosa", in “La Città della Carta”, Fabriano 1982.

R. Gregoire, "Le istituzioni fabrianesi nel trecento", in “Il trecento a Fabriano”, Fabriano 2002.

R. Sassi, "Stradario storico di Fabriano. Con appendici toponomastiche", Fabriano 1953.

 


- © 2004-2011 Fabriano Storica ® -