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Il castello di Collamato

 

 

Nel medioevo è uno dei luoghi fortificati più importanti e strategici del territorio fabrianese; deve probabilmente la sua origine agli abitanti della vicina Attidium che qui si rifugiarono, in posizione più elevata e sicura, a seguito delle invasioni barbariche.

Il nome, anticamente Coldemato o Coldemati, deriverebbe da tal Matius esponente della gens Mattia attidiate forse proprietaria di questa terra.

Dopo una prima menzione in un atto del 1170, ritroviamo Collamato citato nel 1199 quando i signori feudali Bartolo, figlio di Attone di Sacco, e suo fratello Pillaleone decidono l'annessione al nascente Comune di Fabriano dei loro possedimenti posti all'interno e all'esterno della corte divenendo di fatto essi stessi, e le famiglie loro dipendenti, castellani.

Vista la posizione del luogo, avamposto e confine con i territori della lega voluta dalla famiglia Ottoni tra le città di Matelica-Tolentino-Montemilone-Cingoli-Recanati-Civitanova-Montegranaro, nella pergamena si fa espressamente riferimento alla concessione dell'utilizzo delle strutture difensive da parte dell'esercito comunale; un mese più tardi altre tre famiglie residenti in Collamato compiranno analogo atto di sottomissione.

La reazione di Matelica non si fa attendere: preoccupata dall'accresciuta influenza di Fabriano occupa con i suoi soldati Collamato. Finalmente, dopo alcuni anni di tensioni e scorribande, il tutto si risolve nel 1211 quando i due comuni si incontrano per stabilire i reciproci confini; nel frattempo l'insediamento era stato ricostruito e la giurisdizione fabrianese riconosciuta sia dal legato della Marca che dall'imperatore Ottone IV.

E' il 1349 quando ritroviamo Collamato coinvolto nelle lotte tra le diverse fazioni cittadine. Scrive lo storico Scevolini che per sovvertire il ghibellino Alberghetto Chiavelli, il cugino e capo della parte guelfa, Amoroso Chiavelli, occupò l'abitato. Tale fu la reazione dell'avversario, tra l'altro impegnato su un'altro fronte di rivolta a Porcarella, che il castello venne riconquistato in soli due giorni con l'impiego di 300 armati e raso al suolo "con grandissima uccisione degli abitanti".

Nel 1390 Guido Chiavelli acquista un terreno "in podio in quo olim fuit castrum Collisamati", dunque la ricostruzione ancora non era avvenuta e non si ebbe probabilmente fino al 1421 quando, come stabilito nello Statuto Chiavellesco, il castrum viene dotato di tre grosse torri difensive alte 10 piedi che eccedono di 3 piedi le mura ricostruite.

Nel 1486 si contano 34 nuclei familiari, pari a circa 235 abitanti. Nel cinquecento è insieme con Cerreto uno dei castelli più ricchi del contado, possiede per uso pubblico un mulino, un forno, un macello ed una panetteria ed è in questo periodo che si edifica il secondo borgo.

Nel 1570 viene costruita la casa della comunità, nel 1604 restaurata la facciata della chiesa parrocchiale e nel 1619 vengono mattonate le piazze e le "rue" interne.

Sul finire del seicento due delle tre torri rovinano al suolo, quella "di Nagni" presso la chiesa di san Giustino e quella "di Fantino" colpita da un fulmine. In questi anni si contano circa 550 abitanti.

Nel 1826 la chiesa principale dedicata a San Paterniano, versando in pessime condizioni, viene riedificata dalle fondamenta. Oltre a questo edificio religioso sono da ricordare la duecentesca chiesa di San Giustino appena fuori le mura utilizzata prima come ospedale e successivamente come cappella cimiteriale fino al 1887; e la chiesa rurale di Sant'Anna, distante circa 2 km dal paese, dove è tuttora conservato un affresco di scuola fabrianese datato 1481 raffigurante Sant'Anna, la Vergine Bambina e il piccolo Gesù tra San Rocco e San Sebastiano.

Dal 1839 e fino all'unità d'Italia Collamato detiene la qualifica di comune appodiato usufruendo dell'amministrazione separata di redditi e spese comunitarie.

Oggi è una delle frazioni capofila del vasto territorio comunale fabrianese.

Da menzionare i resti di colonne, basamenti e materiale lapideo che sono conservati nella piazza, lungo la strada, subito fuori del castello; dalla composizione del conglomerato e dalle affinità con altro materiale rinvenuto, essi provengolo quasi certamente dal vicino abitato di Sant'Anna, di origine romana o pre-romana.

Un ultimo cenno va alle due incisioni che si trovano nel legno della porta del castello: in una di esse alcuni hanno voluto leggere un'iscrizione di origine templare. Tre lettere comporrebbero un monogramma che letto per esteso restituirebbe la dicitura Ordo Militiae Templi. La teoria appare comunque priva di validi fondamenti: simboli analoghi erano utilizzati dai mercanti per contrassegnare beni e merci e venivano esposti o incisi fuori dalle botteghe per identificarne il proprietario.

 

BIBLIOGRAFIA

G.Castagnari (a cura di), "Abbazie e Castelli della Comunità Montana Alta Valle dell'Esino" Recanati 1990

D.Ferretti, "Collamato e la sua parrocchia" Fabriano 1988

 

 

 

 

 

Veduta del Castello

 

 

Caratteristiche "case-torri" medievali

a sviluppo verticale.

 

 

 

Rampa di accesso con atrio

a doppia arcata.

 

 

 

Porta d'ingresso con i battenti

in solido legno di quercia.

 

 

 

Chiesa di San Giustino.

Affresco raffigurante Sant'Antonio Abate.

 

 

 

Resti di colonne, basamenti

e materiale lapideo.

 

 

 

Incisione sulla porta

del castello.

 

 

 

Per confronto, i segni identificativi

di due mercanti fabrianesi

(Statuto dell'Arte della Lana 1559)


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