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Il castello di Albacina

 

 

E' uno dei principali castelli del territorio fabrianese ed è situato alle pendici del massiccio del San Vicino non lontano dalla confluenza del fiume Giano nell'Esino.

Il nome medievale Alvacina deriverebbe dal latino "alveus" che unito al suffisso "-icino" assumerebbe il significato di "piccolo fiume".

Il primo documento in cui si menziona l'abitato è un atto datato 1191 in cui i signori del luogo Alberico, Morico, Attone di Tresero e Rollando di Morico confermano la loro sottomissione con tutti i loro uomini al comune di Fabriano. Altri atti datati 1210-1213, a conclusione delle diatribe tra Matelica e Fabriano, sanciscono la definitiva appartenenza di Albacina a quest'ultimo centro. Nelle lotte intestine che interesseranno il comune e in particolare il contado, gli albacinesi appoggeranno la fazione ghibellina.

Un'ulteriore tassello per la storia di questo luogo è dato da carteggi provenienti dall'archivio degli esposti (Brefetrofio) nei quali si legge che "dopo vari cambiamenti di padroni e signoretti, il 14 novembre 1393 il castello di Albacina giura fedeltà al popolo di Fabriano, per rogito di Federico notaro". Fabriano preporrà infine un castellano scelto tra i cittadini più ragguardevoli con una certa autonomia di governo. L'avamposto fortificato seguirà negli anni le alterne vicende fabrianesi: la caduta dei Chiavelli, il breve dominio dello Sforza, il ritorno sotto il dominio papale e, nel 1517, anche il saccheggio delle truppe spagnole assoldate e non pagate da Papa leone X e Lorenzo de' Medici Duca di Urbino.

Due anni dopo, il 16 dicembre 1519, la piana di Albacina fu testimone delle mirabili gesta di Giambattista Zobicco, il quale, guidando i suoi concittadini sconfisse le truppe mercenarie del legato della Marca che si stavano recando in Fabriano per ristabilire l'autorità pontificia. Nel XIX secolo, come Cancelli, Collamato e San Donato, anche Albacina sarà "comune appodiato" a Fabriano fino al 1860 dizione che sanciva nella pratica una autonomia nella gestione dei redditi e delle spese di pubblica utilità.

Del nucleo del castello rimangono oggi la torre d'ingresso fortificata con visibili verso l'interno tracce di strutture difensive a bertesca, alcuni tratti dell'attiguo maschio e alune porzioni delle mura di cinta. C'era anche una seconda porta molto stretta, lato monte e direzione Porcarella oggi non più esistente, la cui funzione era quella di far uscire gli abitanti in caso di necessità. A causa della penuria di spazi abitativi a partire dal secolo XIV si svilupperà a valle del nucleo originario un nuovo borgo esterno del quale è tuttora ben visibile la forma semicircolare che segue la conformazione digradante del terreno. Nel borgo si trovano un'ulteriore arco d'accesso ricostruito nel XVIII secolo e una fonte con teste leonine.

Nella chiesa parrocchiale si conserva un trittico opera del Maestro di Staffolo raffigurante la Madonna col Bambino in trono tra S. Venanzo e S. Mariano mentre una lapide ricorda lo stesso patrono San Venanzo (VII secolo) il cui corpo qui si conserva: fu vescovo di Luni e probabile rettore di quella importante pieve di Albacina in cui fino al 1319 anche gli abitanti della non lontana Cerreto d'Esi venivano battezzati. All'esterno, lungo la via principale, si può inoltre osservare una pregevole edicola opera di Orlando Merlini datata 1501 e di recente restaurata. Da menzionare è poi la Madonna del Buon Consiglio che si trova nella chiesa di Santa Maria della Piazza, immagine particolarmente cara agli abitanti del luogo.

Nei pressi di Albacina si trova anche l'antico municipio romano di Tuficum, iscritto alla tribù Ufentina, sito che ha restituito numerose testimonianze archeologiche tra le quali alcune lapidi ospitate nel cortile della casa parrochiale e una testa in bronzo, rinvenuta nel 1933 e conservata al Museo Archeologico Nazionale di Ancona.

 

BIBLIOGRAFIA

G.Castagnari (a cura di), "Abbazie e Castelli della Comunità Montana Alta Valle dell'Esino" Recanati 1990

 

 

Arco di accesso al castello

 

 

 

Lapidi romane provenienti da Tuficum

conservate presso la chiesa parrocchiale

 

 

 

Vergine in trono col bambino

Edicola di Orlando Merlini (1501)

 

 

 

La venerata immagine della

Madonna del Buon Consiglio

 

 


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