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San Cassiano in Valbagnola e due chiese scomparse del territorio fabrianese

 

 di Euro Puletti

 

Risalendo un affluente di sinistra del Rio di Campodiegoli, il Fosso di San Cassiano, si può rifare, a ritroso, il cammino della storia. Lungo una vallecola torrentizia doviziosa di acque sorgive, conosciute ed apprezzate sin da epoca romana, fu fondato, difatti, nel Medioevo, il monastero benedettino di San Cassiano in Valbagnola.
Attorno al Mille, in tal modo, per mano dei signori del finitimo Castello di Chiaromonte, inizia ad essere altresì eretto questo venerabile monastero di San Cassiano, il quale, al principio, doveva precipuamente controllare i traffici ed i commerci svolgentisi lungo il Passo di Chiaromonte, per il quale si aveva pervio accesso alla contermine Umbria. Le più antiche carte del cenobio lo citano in occasione di alcune donazioni, da esso stesso ricevute negli anni 1119 e 1158.
Il complesso abbaziale odierno è, però, essenzialmente riferibile al secolo XIII.
Estendeva, tale monastero, i suoi possedimenti fino alle località di Cupo, Fontanaldo, Collalto, Chiaromonte, San Donato, Marischio, Ceresola e Monte Appennino.
Cessò di esistere, San Cassiano, in quanto comunità indipendente di religiosi, nel XV secolo, quando fu ceduto in commenda.
Splendida, davvero, la natura dei luoghi prossimi all’antica abbazia benedettina sia di quelli della sottostante piana agricola sia degli altri della soprastante montagna. Lungo le prime pendici orientali di questa, nella vitale umidità che le caratterizza per la presenza, in loco , di cospicue sorgenti, si riscontrano, infatti, specie lungo il locale torrente, inconsuete pietre di natura geologica travertinoide.
Da segnalare sono, altresì, alcune belle piante di Belladonna (Atropa belladonna), stracariche, in autunno, di attraenti, ma pericolosissime, bacche nere. Numerosi, e di dimensioni davvero ragguardevoli, i Carpini bianchi (Carpinus betulus), notevoli, inoltre, i Faggi (Fagus sylvatica), tanto per le loro dimensioni quanto per la quota insolitamente bassa alla quale essi vegetano.
Per ciò che concerne la vita animale, basterà, infine, segnalare la presenza dell’ormai sempre più raro Gambero di fiume (Austropotamobius pallipes italicus) nel Fosso di San Cassiano e dell’elegante Capriolo (Capreolus capreolus), protetto dalle più intricate macchie della montagna.
Fra le località fabrianesi di San Cassiano e Cupo sorgeva, un tempo, la chiesa di Santa Maria di Acquaviva. Un toponimo tuttora esistente, Le Ghiere di Santa Maria, ovverosia ‘i luoghi brecciosi appartenenti a Santa Maria’, sembra indicare il sito dove originariamente sorgeva quest’antico tempio cristiano, anche se oggi non ne resta più traccia alcuna. Il luogo sacro è menzionato, per la prima volta, nel 1209 e successivamente (1227) viene donato alla vicina abbazia di San Cassiano.
San Martino di Chiaromonte apparteneva, invece, in passato, ad un omonimo castello, entrato, con il tempo, nella sfera d’influenza dell’abbazia di San Cassiano in Valbagnola.
In una bolla di Papa Adriano IV del 1156 viene citata una chiesa che appariva soggetta al cenobio benedettino di Santa Maria d’Appennino, mentre, nel 1255, risultava dipendere da San Cassiano. Di quest’ultimo luogo di culto, come dell’omonimo castello di Chiaromonte, si sono perse, quasi completamente, le tracce. Restano, però, a ricordarlo due antichi toponimi, situati nei pressi del Passo di Chiaromonte (m 892): Valle di San Martino e Casa San Martino.

 

 

 

 

 

 

 

 


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