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L'antico presepe fabrianese

 

di Balilla Beltrame

 

 

La sacra rappresentazione nacque nell'Ottocento dalle mani di alcuni ceramisti creativi di Fabriano venuti a contatto on i "bamminellari" di Lucca. Questi ambulanti giungevano periodicamente in città per acquistare il gesso bianco della cava in località Nebbiano.

E' considerato il "presepe dei poveri" in contrapposizione a quello dei signori e dei monasteri, composti da figure costruite con la scagliola rivestite di stoffa, di un certo valore artistico, provenienti dal Lazio e da Napoli.

I costumi dei personaggi di terracotta ricalcavano invece i vestiti indossati dai popolani fabrianesi, vivacemente colorati con le terre usate per la dipintura delle case coloniche.

Il presepio fabrianese, questa folla immobile radunata per un evento straordinario nella Notte più bella del mondo, si può definire come espressione genuina dell'arte Naïf ricca di poetica suggestione. Mantiene ancora il suo irresistibile fascino, lo rende inconfondibile tra le migliaia di presepi italiani.

La fabbricazione dei pastori, delle pecore e delle casette iniziava durante la buona stagione con la partecipazione di tutta la famiglia del ceramista. Ogni "cocciaro" aveva un suo "stile artistico" riconoscibile dalla foggia dei vestiti e dei capelli. All'aperto negli spiazzi dei vicoli della Pisana, del Piano e dei Gesuiti, vecchi e bambini plasmavano con la creta le varie parti delle figure prima della cottura. Caratteristica unica sono le zampe delle pecore costruite con frammenti di stecche di ombrello. La ricerca nelle discariche pubbliche di ombrelli fuori uso era affidata ai ragazzi più grandicelli. La delicata operazione della coloritura delle figure veniva eseguita per lo più dalle ragazze, buona vista, mano ferma. C'era anche una scuola per imparare la decorazione della ceramica artistica.

Finalmente arrivava il giorno tanto atteso, la fiera di S. Lucia, il 13 dicembre. Tante bancarelle piene di prelibatezze, assiepate nei pressi della chiesa di S. Domenico e in bella mostra le statuine del presepio allineate come un esercito in parata, vendute per pochi soldi. Fin dalle prime ore del mattino l'aria si riempiva di suoni acutissimi e prolungati. La monellara soffiava a più non posso nei fischietti di coccio raffiguranti il pavone e il gallo, scorazzando a frotte per la città.

La costruzione del presepe di terracotta si interruppe negli anni Cinquanta con l'estinzione dell'artigianato della ceramica popolare causata dall'arrivo degli oggetti casalinghi di metallo e dalla scomparsa dell'ultima generazione di "cocciari".

 


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