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"Ars chartae pecudinae" - Le Conce

 

 di Pippo Rossi

 

Le Conce a Fabriano esistevano già, nel medioevo ed erano situate in una " Contrata artis cuncie" dove veniva praticata l'arte della concia delle pelli(corami), spesso nominata nelle carte del 1400, in quanto v'era un accreditato studio notarile. Fino al secolo  XVII in Fabriano esistevano18 concerie, poi a poco poco quest'attività cominciò ad entrare in crisi, per cui il numero di questi opifici si ridusse a sole sette concerie per poi scomparire del tutto. Queste industrie usavano per conciare le pelli lo scotano (rhus cotinus) del quale le nostre colline sono ricche. In una pergamena del 1257 si rileva che l' abate del monastero di san Vittore delle Chiuse riscuoteva da Salvolo di Bonadomane un terzo dello scotano secco o battuto per i primi dieci anni, indi la metà per tutta la durata dell' affitto di un terreno situato in vocabolo "Colle Strepato". In un' altra pergamena del 17 maggio 1260 si legge, che l' abbate Morico dà a laborizio per dieci anni a Gisolo di Godenza una terra produttrice di scotano "scotanaria", situata ""in curia Plaros", "in Colle Rotario", col compenso della terza parte dello scotano secco e battuto. Da quanto sopra si deduce che gli stessi monaci benedettini del monastero di san Vittore delle Chiuse, in ossequio alla loro regola "Ora et Labora",  conciavano essi  stessi le pelli di pecora o di montone, per farne la pergamena, sulla quale, poi, gli ammanuensi dell' abbazia, scrivevano o miniavano i codici e dove i notari redigevano i vari atti del monastero. Per Fabriano  l’industria della concia delle pelliu di pecora o di montone, nel medio evo, era economicamente importante, era riunita nell’ “Ars chartae pecudinae” e veniva, secondo una stima del Marcoaldi, subito dopo quella delle carta e della lana, contribuendo insieme a queste due e a quella delle "chiappe", a rendere famoso il nome di Fabriano, in Italia. Secondo il mio parere, colui, che contribuì a migliorare la produzione della carta fu proprio un proprietario di una di queste conce, che con ciò che rimaneva dopo la raschiatura delle pelli, produsse la colla animale,  con la quale trattò i fogli della carta, rendendoli così pronti per scriverci ed inattaccabili dagli insetti., a differenza della carta trattata con la colla derivata dall’amido, come fino allora era consuetudine fare ad imitazione degli arabi. Circa la fama delle pelli prodotte dalla conce a scotano di Fabriano, il Gilio nel suo libro " Dialoghi " del 1564, scrive che: " Le carte pecore quante ne vanno a Roma e a Venezia si sa , e, quanto ai corami e specialmente da far panni d'oro per fornimenti di camere lo sanno i maestri di quest'arte di Roma, che dicono non trovare i migliori". In un libro di entrata ed esito del comune di San Severino, che va dal 1580 al 1648 a pagina 290, anno 1593  adì 5 aprile, si legge che" Mario Moneca da Fabriano, coramaro, per conto di corami d'oro e d'argento ordinati per la stanza dell' udienza di Palazzo: Scudi 33. Tanto erano famose le concerie di Fabriano, che nel Trentino e nelle altre provincie venete le pelli di montone conciate a scotano dalle industrie fabrianesi, venivano chiamate " Fabriane".  La contrada, dove erano situate queste concerie, era situata  lungo il vallato cupo o di san Rocco, ora coperto, alla metà della via del Borgo"(Via Fabio Filzi), parallela alla via Marischiana(via Fratti), e terminavano con la conceria di Antonio Martelli, in quanto il vallato terminava proprio all' inizio dell' orto di costui, per poi ritornare libero di gettare le acque nel fiume Giano. Con il passare del tempo, il vallato,  col sorgere di nuove concerie situate a destra di via Marimengo(attuale via Ciladini), venne prolungato. Queste nuove conce vennero costruite vicino al luogo dove in seguito venne costruita la chiesa della Madonna delle Grazie.  Le costruzioni ancora esistono però, mentre quelle situate lungo l' ex vallato cupo o via Fabio Filzi sono state ristrutturate di recente, evitandone la rovina, quelle, invece, situate di fianco alla chiesa della Madonna della Grazie, per una serie di eventi legati alla burocrazia e a vincoli architettonici, sono state lasciate a sè stesse e, pur essendo scampate all' azione devastante del terremoto del 26 Ottobre, hanno dovuto soccombere alla pioggia, per cui, pur essendo rimasti in piedi i muri esterni, il tetto e i vari soffitti sono crollati.  Un tempo l'odierna via delle Conce era chiamata  Via delle Broccare, per le fabbriche di terraglie(brocche), ivi esistenti, andava, a quanto riferisce il Marcoaldi:" dalla fontana di piazza Bassa al Ponte del Salnitro" cioè dal fianco del caseggiato, ricostruito sulle macerie dell'albergo Campana, distrutto dal primo bombardamento di Fabriano, da parte dell'aviazione anglo - americana, passando per il ponte sul Giano (ora coperto) di Ciccopico, fino al fianco della chiesa della Madonna delle Grazie. E' proprio lungo questo tratto parallelo al fiume Giano, che si trovano gli edifici fatiscenti ed ora in rovina delle conce. Prima di terminare questo escursus storico sulle concerie di Fabriano vorrei ricordare alcuni nomi di conciatori:  Mario Moneca,  coramaro, specializzato in corami d'oro e d'argento (anno 1593). Antonio Martelli attivo fino agli inizi del secolo XX, Pietro Mercurelli, Fornari.

 

BIBLIOGRAFIA:

le notizie soprariportate, sono state desunte dai regesti delle carte di san Vittore e dalla Guida e statistica della città e comune di Fabriano di Oreste Marcoaldi per i tipi della tipografia O.Crocetti 1873,.  R.Sassi:” Stradario storico di Fabriano con appendici toponomastiche.”

 


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