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Ipotesi sul poleonimo Campodiegoli

 

 di Euro Puletti

 

L’antica strada collegante Fossato di Vico a Fabriano, da alcuni identificata con l’arcaico diverticulum ab Helvillo-Anconam, non passava attraverso l’attuale valico di Fossato, né dal precedente, ma per il passo Croce d’Appennino (“Crux Apennini”).
Di questo tracciato transappenninico, di probabile origine preistorica, si intravedono ancora taluni tratti intagliati nella roccia che, dopo essere stati abbandonati, furono riportati parzialmente alla luce, in sezione, dall’apertura della viabilità successiva.
Quest’antichissimo percorso si stacca dalla strada odierna (SS. 76 della Val d’Esino), che deve ricalcarlo almeno in parte, pressappoco in corrispondenza della “stazione galleria di Fossato”, salendo, quindi, fino al primigenio valico, per poi discendere fino a Campodiegoli di Fabriano.
Campodiegoli ebbe, forse, origine quale villa del Castello di Colrotone, dato alle fiamme, dai Fabrianesi, nel 1226, durante l’aspra contesa territoriale con la Rocca d’Appennino.
Situato in corrispondenza d’un importantissimo crocevia stradale, nei suoi paraggi, sorgeva, non a caso, sin dal 1200, un importante ospedale, consacrato a San Lorenzo, destinato ai viandanti ed ai pellegrini, e soggiacente alla giurisdizione della vicina abbazia di Santa Maria d’Appennino.
Passando per Campodiegoli, e guardandosi attentamente intorno, si arguisce ancora bene l’importanza storica di quadrivio, rivestita, nel passato, da questo “centro di strada”, attualmente frazione di Fabriano, situato in contiguità territoriale alla contermine regione dell’Umbria.
Nell’anno 1111, viene citato, per la prima volta a mia scienza, fra le carte dell’abbazia benedettina di Santa Maria d’Appennino, il poleonimo (nome di centro abitato), d’area fabrianese, Campodiegoli.
«Venerio secundum longobarda lege […] vende una terra “in ducato camerino et in loco qui dicitur in campudeculi”».
Più d’una sono state, finora, le spiegazioni proposte per cercare di interpretare correttamente il singolare toponimo Campodiegoli. Nessuna di esse, a mio avviso, tuttavia, è risultata abbastanza convincente.
Da una mia attenta analisi linguistica formale del toponimo, nella sua sopraccitata attestazione scritta più antica del XII secolo, risulta come esso potrebbe, con non grandi difficoltà d’evoluzione fonetica, essere fatto derivare, nel modo in cui segue, da una locuzione latina sul modello di “Campus Herculis”, ovverosia ‘campo di Ercole’.
Campus Herculis > *Campuerculi > *Campueculi > Campudeculi (*Campo d’Eculi?) > Campodiegoli.
Ercole era una delle divinità più “popolari” fra gli antichi italici, prima, e fra i Romani, poi. Protettrice della pastorizia transumante e dell’allevamento del bestiame in generale, essa sovrintendeva, più specificamente, ai traffici, ai commerci, ai mercati ed agli incontri di popolazioni diverse.
Ben pochi luoghi del Fabrianese rispondono meglio di Campodiegoli alle caratteristiche richieste, nell’antichità classica, per l’“invenzione”, e l’insediamento, di un luogo sacro ad Ercole, magari consistente, soltanto, in una modesta edicola, collocata all’intersezione di più strade e venerata dai pastori dell’Appennino e dalle più diverse genti che, proprio qui, si incontravano, si confrontavano e commerciavano.
Il citato nome Ercole, tuttavia, potrebbe anche non essere stato direttamente riferito, in origine, all’omonima deità, ma, ben più semplicemente, ad un individuo, magari ricco e possidente, che portava tale appellativo “a nativitate”.

 

 

 

 

 

 

 

 


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