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Fra' Tommaso da Fabriano

Primo compagno d’eremitaggio del Beato Paolo Giustiniani

 

di Euro Puletti

 

Uno dei primissimi, e più fedeli, compagni d’eremitaggio del Beato Paolo Giustiniani, grande riformatore della congregazione camaldolese, fu, verso il 1520, Fra’ Tommaso (o Tomaso) di Bartolomeo da Fabriano.
Dal manoscritto intitolato “Storia di Montecucco”, redatto dallo storiografo Padre Don Placido Maria da Todi, eremita montecoronese, il quale, all’epoca della stesura della sua opera, cioè nel XIX secolo, dimorava presso l’Eremo di San Girolamo di Monte Cucco, apprendiamo quanto segue.
“Mentre il P. Paolo Giustiniani in compagnia di Tommaso Eremita del terz’ordine di S. Francesco, e di certo Converso per nome Olivo, s’incamminavano verso la solitudine nella Montagna dell’Appennino, per dove dal Piceno si passa all’Umbria, trovarono quivi una valle sovrastata da smisurata rupe, sotto la quale in vasta spelonca rinvennero una Cappella sacra a S. Girolamo interamente abbandonata a ricovero dei lupi, per cui ora conserva il nome di Pascelupo, ad una con il limitrofo villaggio” […].

Eremo di San Girolamo

di Montecucco - Pascelupo (PG)

In tal guisa era l’eremitaggio di s. Girolamo in M.C. allorche il b. Paolo Giustiniani al cadere del 1520 vi poneva per la prima volta il piede […]. Partito egli pertanto dopo l’abdicazione del maggiorato dalla Gran Camaldola di Tos[c]ana nel di 15 sett. del detto anno in virtù delle facoltà da lui riportate dalla S.S. unitamente al converso fr. Olivo da Cortona, nell’intendimento di dilatare l’istituto eremitico camaldolese da lui professato a seconda della primitiva disciplina del Patr. S. Romualdo, acquistava durante il viaggio due illustri sacerdoti a seguaci dei suoi santi proponimenti. Il primo nomavasi fr. Tomaso del quondam Bartolomeo ed era oriundo di Fabbriano, il quale nel convento di s. Nicolò sul Montecalvo altrimenti detto M. s. Giacomo presso Gubbio menava vita solitaria con altri nell’osservanza della regola del terz’ordine di s. Francesco: sebbene non versato nelle lettere godeva tuttavia presso il pubblico molta rinomanza per le sue doti di natura e sopra a tutto per santità e spirito di profezia di cui fulgeva.
L’altro di nazione spagnolo appartenendo all’incontro al sacro ordine de’ Predicatori istanziava nel convento di s. Domenico della medesima città di Gubbio. Al nome angelico di fr. Raffaello che portava ben corrispondeva l’integrità dei suoi costumii la quale anche non poco contribuiva a dar risalto alla profondità del suo sapere nelle scienze teologiche e al garbo singolare con cui dal pergamo bandiva la parola di Dio.
Entrambi dopo vari colloqui si associarono al Giustiniani e suo compagno e pieni di un medesimo spirito approdavano nell’indicato tempo quasi a nuova terra promessa nei recessi del Monte-cucco”.
Già nel 1342, il vescovo Pietro Gabrielli aveva convinto taluni penitenti a condurre vita cenobitica, permettendo loro di dimorare nell’oratorio di Sant’Ambrogio sul Monte Calvo, o Monte Foce, la medesima montagna sulla quale, circa duecento anni più tardi, il Beato Paolo Giustiniani ebbe ad incontrare il mistico Tommaso da Fabriano, ricolmo di santità e fornito del prezioso dono celeste della profezia.

 


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