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I Chiavelli di Toscana

 

 di Federico Uncini

 

I Chiavelli sono stati i più importanti signori di Fabriano dal XII  al XV secolo.

La loro origine è ancora incerta; gli studiosi hanno formulato diverse ipotesi, all’origine gentilizia a quella germanica, a quella autoctona.

Da antichi documenti si conosce che il capostipite del ceppo dei Chiavelli fabrianesi era Chiavello, padre di Rodolfo (a.1170), signori di Attiggio e S.Croce. Avevano anche diverse proprietà rurali tra cui la rocca di Capretta e fabbricati nel primo nucleo del Castelnuovo di Fabriano.

Fabriano, ruderi della rocca di Capretta

Un ceppo antico della famiglia  Chiavelli è stato ritrovato in un documento di Cutigliano (Pistoia) dove l’insediamento di questa stirpe è più antica di quella Fabrianese .

Si apre  l’ipotesi  sull’origine  Toscana dei Chiavelli  fabrianesi. Il documento riporta  che intorno al mille la famiglia Chiavelli era caduta in disgrazia con i potenti conti Guidi. Forse per rappresaglie o altri motivi  i Chiavelli furono costretti a fuggire ed accettare le condizioni dettate dai duchi e marchesi di Toscana che in quel periodo governavano anche la Marca di Ancona.

 Il documento così descrive la storia dei Chiavelli  di Toscana :

"All'epoca dei Bianchi e dei Neri, cioè nei primi anni del sec. XIV, Cutigliano era diviso in due fazioni; Cannetani e Chiavellesi." L'origine di queste due fazioni ci è sconosciuta.

Non è improbabile che prendessero nome dal luogo in cui abitavano, cioè Canneto e Pratichiavello (località tuttora esistenti). Stando a questa supposizione, dunque le due fazioni non avrebbero preso il nome dalle famiglie rivali ma dal luogo ove queste abitavano.

È da considerare poi che intorno al Mille gli abitanti di un poggio vicino a Montemurlo, chiamato Chiavello, per sottrarsi alle gravezze dei Conti Guidi, scesero al piano e comprarono un prato vicino alla Pieve di S. Stefano, la cui giurisdizione si chiamava Borgo Cornio. In questo prato eressero delle case, e le cinsero di mura e lo chiamarono "Prato".

Non è da escludere che parte degli abitanti di Chiavello, o soltanto una famiglia, si trasferisse a Cutigliano ed in seguito poi alle lotte di parte desse il nome ai Chiavellesi. Il fatto poi che a Cutigliano si costruisse una fortezza con il nome di Cornia, fa pensare proprio che si tratti di quelle famiglie provenienti dal poggio Chiavello. Può essere una pura coincidenza la omonomia dei nomi "Chiavello" e "Borgo Cornio" con i Chiavellesi e la fortezza Cornia, ma non è al­tresì improbabile che abbiano una stretta relazione.

AI tempo di queste due fazioni, i Pistoiesi stavano attraversando un periodo felice, per cui si dettero a fortificare la città e il dominio.

Nel 1332 fu costruita una Rocca nel Castel di Mura. Per rendere meno gravosa la spesa, fecero fabbricare un ponte sul torrente Volata e il ricavato del pedaggio andò parte a compensare la spesa della Rocca e parte fu devoluta per la costruzione di una fortezza a Cutigliano, denominata Cassioli o Cacioli ; tale fortezza fu costruita di comune accordo dai Chiavellesi.

Il ponte metteva in comunicazione il paese di Cutigliano con quello di Lizzano e si trovava nel punto dove è l'attuale passerella.

 La fortezza si trovava dove è sorta la partenza della funivia Cutigliano­Doganaccia. Centinaia di mine sono state fatte brillare distruggendo completamente i ruderi della vecchia fortezza.

Chiavellesi e Cannetani erano spesso in lotta tra di loro. Le uccisioni. le rapine e le arsioni erano all'ordine del giorno. La città di Pistoia cercava di sedare tali disordini, ma ben poco potevano fare le sue leggi, perchè oltre alla mancanza delle persone che le facessero osservare, c'era il fatto che Cutigliano si trovava ai margini del territorio Pistoiese e pertanto, per ovvie ragioni, le leggi si perdevano nel nulla,

Gli anni passavano e la sicurezza degli abitanti era sempre più incerta: le lotte e le uccisioni crescevano di giorno in giorno.

Finalmente Pistoia prese una decisione: considerata la scarsa efficienza delle sue leggi ed a conoscenza delle innumerevoli uccisioni e rapine che venivano consumate nel territorio di Cutigliano, vi inviò nel 1335 un Capo con otto famigli, con la facoltà di arrestare i colpevoli di omicidi e di reati e di sedare eventualmente qualsiasi velleità di ribellione contro le leggi emanate da Pistoia.

Ma tale decisione non risolse nulla: le lotte tra le due fazioni continuarono e il malcontento dei Cutiglianesi e degli altri popoli della Montagna verso Pistoia cresceva.

Nel 1358, i popoli della Montagna Alta, stanchi ed oppressi a cau­sa della gravezza con cui i Pistoiesi governavano, si ribellarono negando obbedienza ai magistrati fiorentini e ricusarono di eseguire gli ordini emanati dal Comune di Pistoia. Occuparono le castella e formarono un governo indipendente. Pistoia abbandonò il rigore solito e con più mite governo riportò quei popoli all'obbedienza.

I montanini vennero così ad essere esentati da dazi esosi e da ogni altro gravame; le condanne furono annullate e le persone poste al bando vennero riammesse nei loro rispettivi paesi senza spesa alcuna: solo allora i popoli prestarono giuramento di obbedienza alla città di Pistoia.

Venne pertanto stipulato un trattato di pace, dal quale Pistoia riottenne le terre e le castella; Cutigliano ebbe due concessioni speciali; ai Cannetani ed ai Chiavellesi furono restituiti i loro beni; i Cannetani potevano costruire una fortezza a Cutigliano, purchè non dominasse la via Cassiurana, cioè quella che conduceva a Fanano. Nello stesso anno i Cannetani costruirono la fortezza "Cornia". Il Generai Consiglio di Pistoia, per accattivarsi maggiormente la fiducia di questi po­poli e per conoscere ancor più da vicino le loro esigenze, ammise alla cittadinanza pistoiese alcune delle prime famiglie di S. Marceno, Cutigliano, Lizzano e Popiglio.

A Cutigliano fu concessa a Michele Nuti detto Peccio, Migliori "Tocli" detto Rincarito, D, Puccini eri a Bartolo Ciucci.

I Cannetani e Chiavellesi parteggiavano gli uni per i Bianchi e gli altri per i Neri. Non sappiamo però quale delle due fazioni tenesse per la parte Bianca e viceversa.”

 

Bibliografia:

Quaderni del territorio pistoiese N.15-E.Bigini,Cutigliano dalle Origini all’età Comunale, Pistoia, Soc. Pistoiese di Storia Patria 1994.

 


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